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Msg: 10 del 12/10/2008 18:46
16 di 22
BENASSI Massimiliano
BIANCHI Emanuele
COLETTI Riccardo
ACCURSI Salvatore
BARBAGLI Mirko
BENZOUIEN Sofian
CEPPITELLI Luca
CUDINI Mirko
D'ANDREA Alessio
FIORUCCI Manuel
MINIERI Michelangelo
PAGANI Nicola
ZOPPETTI Alessandro
BOLDRINI Michele
CUCCINIELLO Carmine
DE GIORGIO Pietro
GATTI Fabio
GORETTI Gabriele
MEZAVILLA Adriano Sartorio
PASSIGLIA Giovanni
PIZZOLLA Nicola
RUSSO Orazio
CALIFANO Gianni
CAMPAGNACCI Alessio
CUTOLO Aniello
ERCOLANO Sergio
FERRARI Gabriel Enzo
MAZZEO Fabio
Msg: 9 del 31/08/2008 11:15
11 di 22
La prossima settimana iniziano le Olimpiadi di Pechino, e per questo Grifo Blog ha pensato di chiedere ad
un esperto di Cina tutte le informazioni ed i retroscena su Ma Mingyu, il primo calciatore cinese a giocare in
Serie A. Scoprirete che in realt¨¤ i talent scout avevano messo gli occhi su un altro giocatore, ma...
Ma Mingyu, dalla Cina con furore al Perugia Calcio
Post di W¨¦n S¨¥n Zu¨® ÎÄÉ×ô (vai al suo blog sulla Cina!)
Ricordate il primo cinese a giocare nel campionato di calcio italiano, col Perugia? Ma Mingyu,
centrocampista di Chongqing, nato il 4 febbraio 1970.
La vera storia di quello sciagurato acquisto, si dice che sia questa: era stato segnalato un bravo giocatore
cinese, di cognome Ma, Ma Lie Tie, il Perugia Calcio mand¨° un suo dirigente in Cina per la firma del
contratto. Il dirigente, siccome sapeva solo il cognome, Ma (e pensava tra l¡¯altro che fosse il nome), chiese
di Ma, gli presentarono Ma Mingyu, che non era il giocatore segnalato, ma uno molto pi¨´ scarso. E cos¨¬, il
Perugia si prese un bel bidone :-) Si dice sia andata veramente cos¨¬.
Ma Mingyu ha vestito le maglie di Guangdong Hongyuan, Sichuan Guancheng, e Perugia Calcio. Ha
giocato anche con la nazionale di calcio della Cina e ne ¨¨ stato il capitano ai Mondiali di calcio 2002, autore
del primo tiro cinese della storia verso la porta della Selecao (per la cronaca una deviazione di Lucio regala
ai cinesi pure un calcio d¡¯angolo) in un epico Brasile-Cina mondiale.
Ma chi era veramente Ma Mingyu, il primo calciatore cinese in Italia? Centrocampista alto 174 cm per 76 kg,
pare che in verit¨¤ fosse pi¨´ anziano del previsto. Sembra che, in quegli anni "ruggenti", Alessandro Gaucci
avesse visionato un altro cinese dal nome simile: Ma Lie Tie (in effetti anche lui una delle colonne della
nazionale cinese), ma poi la federcalcio cinese (che tratta globalmente le cessioni all'estero dei giocatori di
tutte le squadre cinesi) gli ha rifilato questo solone, tra l'altro spacciandolo per 30enne, mentre
guardandolo era evidentissimo che ne aveva minimo minimo 10-12 di pi¨´ (girava voce che l'et¨¤ "effettiva"
e non taroccata era 43 anni... addirittura).
Padre calciatore che ne ostacol¨° la carriera, madre cestista che gli fece da allenatore, Ma Mingyu ¨¨ salito in
aereo che, biografie alla mano, aveva 27 anni. Quando ¨¨ arrivato erano diventati trenta :-) Ma Mingyu ¨¨
uno degli ultimi prodotti del vecchio sport cinese. Quando il calcio ha scoperto il professionismo, nel '94,
era gi¨¤ regista dello Sichuan Quanxing e della nazionale. Dai 7 anni in poi non ha mai cambiato maglia,
perch¨¦ un tempo neppure si poteva.
Chiss¨¤ che fine ha fatto Ma Mingyu, il primo cinese a giocare nel campionato italiano di calcio, con la maglia
del Perugia...
MA SECONDO ME AVEVA 50 anni !!!!!!!!!!!! E NON MI RICORDO SE MAI FOSSE SCESO IN
CAMPO!!!!!! MAAA MINCHIU!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Msg: 8 del 31/08/2008 10:19
Post sul forum:
100 di 221
io m'arcordo de uno ma il nome non me viene, giocava a sinistra,me sembra che era croato
Msg: 7 del 31/08/2008 06:48
31 di 53
Chi di voi si ricorda del Messicano, se non sbaglio, BELLACANZONE?
Giocò un'amichevole ad Ascoli e noi gli cantavamo : salta con noi Bella canzone salta con noi Bella
Canzone"
Non sò che fine abbia fatto ma non era stato tesserato.
Giocò un'amichevole ad Ascoli e noi gli cantavamo : salta con noi Bella canzone salta con noi Bella
Canzone"
Non sò che fine abbia fatto ma non era stato tesserato.
Msg: 6 del 31/08/2008 04:00
Post sul forum:
25 di 140
Il cinese Ma....MA che len preso a fa?
Msg: 5 del 30/08/2008 14:50
14 di 24
Un solo nome: Florian Mjrtay....se segna mjrtay non vale....se segna mjrtay non vale!!!!!
Msg: 4 del 29/08/2008 19:42
10 di 22
(3 febbraio 1999) Gazzetta dello Sport
Lehkosuo, un finlandese per il Perugia. "Sara' il nostro Benetti"
Il presidente del Perugia l' ha strappato alla nazionale che oggi deve giocare contro Cipro. Lehkosuo,
prelevato dall' Hjk di Helsinki, racconta: "Il mio modo di stare in campo potrebbe essere simile a quello di
Ingesson del Bologna"
----------------------------------------------------------------- STRANIERO PER GAUCCI Lehkosuo, un
finlandese per il Perugia. "Sara' il nostro Benetti" Il presidente del Perugia l' ha strappato alla nazionale che
oggi deve giocare contro Cipro. Lehkosuo, prelevato dall' Hjk di Helsinki, racconta: "Il mio modo di stare
in campo potrebbe essere simile a quello di Ingesson del Bologna" PERUGIA - Tornano le "code" nel
campionato italiano: dopo quella di Marco Negri, riemersa domenica con la maglia del Vicenza, ecco
affiorare quella di Mika Petri Lehkosuo, finlandese di 29 anni, da ieri inserito nel gruppo del Perugia
allenato da Ilario Castagner. Il centrocampista (alto ma non troppo, robusto, ma mica tanto...) era atteso
per domani, ma una telefonata di sollecito del presidente Gaucci lo ha indotto a lasciare il ritiro della
nazionale finlandese che oggi affronta Cipro. Semmai rispondera' alla convocazione del suo ct la prossima
settimana, alla vigilia della gara contro Malta. Mika, biondo, con gli occhi cerulei, i modi da persona civile e
bene educata, affronta l' impatto affidandosi alla lingua inglese. Ma subito precisa: "Ho intenzione di
imparare presto l' italiano". La voglia di inserirsi presto e bene e' palesemente tanta. D' altronde di cose da
assimilare ne ha parecchie. Ammette: "Il calcio del vostro Paese lo conosco, ma non moltissimo: qualcosa
ho visto alla tv, qualcosa ho letto... Ora sono intenzionatissimo a rimettermi in pari...". Luciano Gaucci, che
quando c' e' da far paragoni, non ha paura di azzardare, lo ha gia' definito "il Benetti degli Anni ' 90". Lui,
meno temerario nelle similitudini, si limita a lanciare un' ipotesi: "Il mio modo di stare in campo potrebbe
essere abbastanza simile a quello di Ingesson del Bologna...". E poi: "Nei limiti in cui c' e' da far valere
dinamismo ed efficienza fisica non temo troppo l' esame del campionato. Semmai penso di dover migliorare
nelle raffinatezze tecniche". Ha giocato da sempre nell' Hjk di Helsinki. Da qualche tempo e' anche titolare
nella nazionale finlandese. Galoppa e scorrazza a centrocampo. Chiarisce: "Mi riesce meglio chiudere che
costruire". Lehkosuo e' il secondo finnico che tenta l' avventura italiana: il primo, qualche anno fa, fu
Aaltonen, una meteora transitata dall' Inter senza lasciar traccia. Il neogrifone avverte l' insidia del termine
di confronto e abbozza una garbata battuta: "Speriamo di poter far meglio di lui...". Sotto molti occhi
incuriositi il finlandese ha mosso ieri pomeriggio i suoi primi passi da perugino. Castagner - che ammette di
averlo visto all' opera per la prima volta - sentenzia: "Mi sembra piu' un' atleta di quantita' che di genialita'
tecnica: lo verifichero' piu' a fondo nei prossimi giorni". Ma che possibilita' ci sono di vederlo in campo gia'
domenica contro la Lazio, all' Olimpico? Il tecnico non indugia piu' di tanto: "Mah... forse ancora non ha i
nostri novanta minuti pieni. Comunque c' e' tempo per valutarlo meglio...". Gianfranco Ricci -----------------
------------------------------------------------ Ha 3 presenze nella sua nazionale Mika Petri Lehkosuo e' nato a
Helsinki l' 8 gennaio 1970, e' alto 1 metro e 79 e pesa 72 chilogrammi. Ha giocato da sempre, come
centrocampista difensivo, nell' Hjk di Helsinki. Ha tre presenze con la nazionale finlandese. + venuto a
Perugia in prestito con diritto di riscatto. A giugno, qualora il suo apporto fosse ritenuto soddisfacente, il
Perugia si e' riservato il diritto di fargli firmare un contratto per i due anni successivi. La multinazionale
Perugia cosi' si e' arricchita di un altro straniero: la nazione a cui appartiene, La Finlandia, mancava nella
collezione di Luciano Gaucci e in quella del campionato italiano. Ora, nella legione del grifone, gli stranieri
sono 9 (alcuni sono stati ceduti). Eccoli: Docabo (p, Argentina), Emerson Pereira (a, Brasile), Kaviedes (a,
Ecuador), Nakata (c, Giappone), Rapaic (a, Croazia), Rivas (d, Uruguay), Hilario (a, Portogallo), Da Silva
(c, Paraguay) e Lehkosuo (c, Finlandia).
Ricci Gianfranco
Lehkosuo, un finlandese per il Perugia. "Sara' il nostro Benetti"
Il presidente del Perugia l' ha strappato alla nazionale che oggi deve giocare contro Cipro. Lehkosuo,
prelevato dall' Hjk di Helsinki, racconta: "Il mio modo di stare in campo potrebbe essere simile a quello di
Ingesson del Bologna"
----------------------------------------------------------------- STRANIERO PER GAUCCI Lehkosuo, un
finlandese per il Perugia. "Sara' il nostro Benetti" Il presidente del Perugia l' ha strappato alla nazionale che
oggi deve giocare contro Cipro. Lehkosuo, prelevato dall' Hjk di Helsinki, racconta: "Il mio modo di stare
in campo potrebbe essere simile a quello di Ingesson del Bologna" PERUGIA - Tornano le "code" nel
campionato italiano: dopo quella di Marco Negri, riemersa domenica con la maglia del Vicenza, ecco
affiorare quella di Mika Petri Lehkosuo, finlandese di 29 anni, da ieri inserito nel gruppo del Perugia
allenato da Ilario Castagner. Il centrocampista (alto ma non troppo, robusto, ma mica tanto...) era atteso
per domani, ma una telefonata di sollecito del presidente Gaucci lo ha indotto a lasciare il ritiro della
nazionale finlandese che oggi affronta Cipro. Semmai rispondera' alla convocazione del suo ct la prossima
settimana, alla vigilia della gara contro Malta. Mika, biondo, con gli occhi cerulei, i modi da persona civile e
bene educata, affronta l' impatto affidandosi alla lingua inglese. Ma subito precisa: "Ho intenzione di
imparare presto l' italiano". La voglia di inserirsi presto e bene e' palesemente tanta. D' altronde di cose da
assimilare ne ha parecchie. Ammette: "Il calcio del vostro Paese lo conosco, ma non moltissimo: qualcosa
ho visto alla tv, qualcosa ho letto... Ora sono intenzionatissimo a rimettermi in pari...". Luciano Gaucci, che
quando c' e' da far paragoni, non ha paura di azzardare, lo ha gia' definito "il Benetti degli Anni ' 90". Lui,
meno temerario nelle similitudini, si limita a lanciare un' ipotesi: "Il mio modo di stare in campo potrebbe
essere abbastanza simile a quello di Ingesson del Bologna...". E poi: "Nei limiti in cui c' e' da far valere
dinamismo ed efficienza fisica non temo troppo l' esame del campionato. Semmai penso di dover migliorare
nelle raffinatezze tecniche". Ha giocato da sempre nell' Hjk di Helsinki. Da qualche tempo e' anche titolare
nella nazionale finlandese. Galoppa e scorrazza a centrocampo. Chiarisce: "Mi riesce meglio chiudere che
costruire". Lehkosuo e' il secondo finnico che tenta l' avventura italiana: il primo, qualche anno fa, fu
Aaltonen, una meteora transitata dall' Inter senza lasciar traccia. Il neogrifone avverte l' insidia del termine
di confronto e abbozza una garbata battuta: "Speriamo di poter far meglio di lui...". Sotto molti occhi
incuriositi il finlandese ha mosso ieri pomeriggio i suoi primi passi da perugino. Castagner - che ammette di
averlo visto all' opera per la prima volta - sentenzia: "Mi sembra piu' un' atleta di quantita' che di genialita'
tecnica: lo verifichero' piu' a fondo nei prossimi giorni". Ma che possibilita' ci sono di vederlo in campo gia'
domenica contro la Lazio, all' Olimpico? Il tecnico non indugia piu' di tanto: "Mah... forse ancora non ha i
nostri novanta minuti pieni. Comunque c' e' tempo per valutarlo meglio...". Gianfranco Ricci -----------------
------------------------------------------------ Ha 3 presenze nella sua nazionale Mika Petri Lehkosuo e' nato a
Helsinki l' 8 gennaio 1970, e' alto 1 metro e 79 e pesa 72 chilogrammi. Ha giocato da sempre, come
centrocampista difensivo, nell' Hjk di Helsinki. Ha tre presenze con la nazionale finlandese. + venuto a
Perugia in prestito con diritto di riscatto. A giugno, qualora il suo apporto fosse ritenuto soddisfacente, il
Perugia si e' riservato il diritto di fargli firmare un contratto per i due anni successivi. La multinazionale
Perugia cosi' si e' arricchita di un altro straniero: la nazione a cui appartiene, La Finlandia, mancava nella
collezione di Luciano Gaucci e in quella del campionato italiano. Ora, nella legione del grifone, gli stranieri
sono 9 (alcuni sono stati ceduti). Eccoli: Docabo (p, Argentina), Emerson Pereira (a, Brasile), Kaviedes (a,
Ecuador), Nakata (c, Giappone), Rapaic (a, Croazia), Rivas (d, Uruguay), Hilario (a, Portogallo), Da Silva
(c, Paraguay) e Lehkosuo (c, Finlandia).
Ricci Gianfranco
Msg: 3 del 29/08/2008 19:38
9 di 22
Ali Samereh, l'Inzaghi persiano
08.06.2008 00.01 di Germano D'Ambrosio articolo letto 18909 volte
Vedetela pure come una provocazione: in questi giorni in cui si parla così tanto di Iran, ho voluto
raccontare proprio la rocambolesca storia di Alì Semereh, attaccante iraniano piovuto a Perugia qualche
anno fa grazie all'intermediazione di un commerciante di tappeti (davvero!). Del resto con i Gaucci si va
sempre sul sicuro: con loro in società, a Perugia, è stato un perenne… 10 agosto!
Alì Samereh, ultimo di sette fratelli, nasce il 23 novembre 1977 a Rafsanjan, cittadina del sud-ovest iraniano,
nota ai più per la produzione di pistacchi e di tappeti pregiati. La sua è una famiglia di agricoltori; il giovane
Alì inizia a tirare i primi calci al pallone per strada, imitando i suoi fratelli più grandi, e a 15 anni si iscrive alla
scuola calcio del Kerman Province FC. Nel 1999, convintosi ormai di avere tutte le carte in regola per
diventare un calciatore professionista, si trasferisce a Shiraz, e firma un contratto con il FC Fajr Sepasi,
squadra che - con il nome di Moghavemat Fars - disputa tuttora la prima divisione iraniana. Samereh va a
segno 9 volte, attirando su di sé l'interesse dell'Esteghlal FC, il club più blasonato dell'Iran, che ha sede a
Teheran. Arriva la vera e propria consacrazione. Alì delizia il pubblico dell'Azadi Stadium con giocate
sopraffine e gol a raffica, tanto che la Nazionale iraniana non può fare a meno di convocarlo. Il debutto in
gara ufficiale - cui seguirà un fottìo di amichevoli - è datato 24 novembre 2000, nel match di qualificazione
ai Mondiali 2002, contro le modestissime Isole Guam: qui Samereh gioca gli ultimi tre minuti di partita
(quando ormai il risultato dice 19-0 per la compagine persiana!), supportando i più noti Ali Daei e Ali
Karimi. Con l'Esteghal, intanto, è apoteosi: al termine della stagione, l'attaccante potrà vantare addirittura
19 gol messi a segno in 18 partite. Il Paese conta ormai (anche) sui suoi gol per ottenere la terza
qualificazione al Mondiale nella sua storia. E le videocassette con le sue reti fanno il giro dell'Iran. Una di
queste, casualmente, finisce nelle mani di un certo Seyed Mehdi Hashemian, di professione architetto, che
frequenta l'Iran per lavoro, anche se ormai risiede stabilmente da circa trent'anni in Italia, dove ha
sviluppato - a Treviso e Perugia - un'intensa attività di importazione di tappeti persiani dalla sua terra
d'origine. In Umbria, Hashemian ha tanti amici: tra questi c'è Gianluca Dominici, prestigioso avvocato della
Perugia bene, grande appassionato di calcio internazionale e amico della famiglia Gaucci. "Un giorno -
racconterà Dominici - ho chiesto ad Hascemian di portarmi qualche videocassetta di partite del campionato
iraniano e quando ho notato Samereh, ho telefonato subito ad Alessandro (Gaucci, allora amministratore
delegato del Perugia, ndr). E' piaciuto anche a lui e siamo andati in Austria, nel ritiro della nazionale
iraniana, che doveva preparare il girone finale di qualificazione al Mondiale 2002". Così, sentito anche il
parere positivo del ct Miroslav Blazevic, la società umbra decide di portare il giocatore in Italia, affidando
l'intermediazione con l'Esteghlal al procuratore Yahyaee Said, lo stesso che aveva portato Vryzas dal PAOK
Salonicco. E' l'estate del 2001: dopo una brevissima trattativa, Ali Samereh si trasferisce ufficialmente al
Perugia, in prestito per un anno. Gli umbri pagano circa 500 milioni di lire, fissando il prezzo dell'eventuale
riscatto a 3 miliardi e mezzo. L'intento è semplice, e per i Gaucci non è una novità: pescare all'estero a costo
quasi zero per poi rivendere, dopo qualche anno, magari a un prezzo decuplicato (vedi il caso Nakata). E
se l'anno precedente Ahn Jung-Hwan era stato il primo giocatore coreano a sbarcare in Italia, nel 2001
Perugia si conferma la capitale dei primati calcistici: nessun iraniano, prima di allora, aveva messo piede in
serie A. Non se ne sentiva, comunque, la mancanza.
Ai primi di agosto, Ali Samereh si aggrega al ritiro estivo del Perugia presso Deutschlandberg, in Austria.
Giornalisti e tifosi, ovviamente, vanno in sollucchero: questo vero e proprio oggetto misterioso, che in
patria si è guadagnato il soprannome di "mister gol" e che addirittura in molti paragonano a Filippo
Inzaghi, incuriosisce non poco. Mister Serse Cosmi accontenta subito tutti, schierando in campo l'iraniano
appena ventiquattr'ore dopo il suo arrivo. Il 4 agosto, a Wolfsberg, Samereh gioca tutto il secondo tempo
dell'amichevole contro l'Udinese, trafiggendo De Sanctis con un gol frutto di opportunismo e potenza. Sei
giorni dopo, a San Benedetto del Tronto contro la compagine locale, il bomber d'oriente fa anche di
meglio, e tutto nei primi 15 minuti: prima uno stop di tacco, con destro preciso in fondo al sacco (1-0), poi
una meravigliosa rovesciata con palla che si infila all'incrocio dei pali (2-0). Cosmi racconta: "Ho avuto un
sussulto e ho esclamato: E questo chi è?". La stessa domanda se la pongono appassionati di calcio e media
nazionali, che si catapultano sul personaggio del mese. Il tecnico di Ponte San Giovanni, riacquistata la
memoria, spiega: "Non pensavo che fosse così bravo. E' un attaccante completo, sa fare tutto. E'
disciplinato tatticamente, se continuerà su questi livelli si costruirà un grande avvenire". E ammette: "Sì,
nelle vicinanze della porta Samereh si trasforma in predatore. In quei momenti assomiglia ad Inzaghi". Alì,
soprattutto, è un ragazzo umile, quasi timido. Nel viaggio di ritorno in pullman tra Perugia e San Benedetto
le curve gli provocano qualche disagio, ma lui fa finta di niente e non si lamenta. Un dirigente attento si
accorge del suo malessere, ordina all'autista di fermarsi e solo a quel punto il ragazzo confessa: "Soffro gli
autobus". Un bravo ragazzo, tutto casa e moschea. A fine agosto, approfittando di un breve ritorno in
Iran per un impegno con la Nazionale (2-0 contro l'Arabia Saudita), sposa la sua fidanzata storica, in modo
da poterla portare con sé in Italia. Alessandro Gaucci lo porta su un palmo di mano, e non dubita neanche
sulle sue potenzialità comunicative: "Notammo subito l'intelligenza, la forza fisica, l'opportunismo e le qualità
tecniche di Alì. Ci sono tutte le condizioni perché possa sfondare nel nostro campionato. Sono convinto
che abbiamo fatto una buona scelta. Inoltre, secondo me, in 15 giorni parlerà già un italiano soddisfacente.
Dopo l'amichevole con l'Athletic Bilbao (disputata dagli umbri a metà agosto, ndr) è venuto da me e mi ha
detto: Scusa per partita di ieri, io giocato male". Con il passare dei giorni l'ambientamento procede sempre
meglio: molto forte è il rapporto d'amicizia che lo lega a Fabio Liverani e a Zé Maria, mentre il suo
compagno di stanza in ritiro, Marco Di Loreto, racconta: "Lui non dorme sul letto, ma per terra. Mette sul
pavimento le coperte e ci si sdraia sopra. E legge molto, libri in arabo naturalmente, che forse trattano della
sua religione". Il povero Di Loreto, però, ci rimette il sonno: "L' altra notte mi sono svegliato e l'ho visto
inginocchiato: erano le 6 del mattino. Io ho il sonno leggero e mi sveglio facilmente, anche se lui non fa
molto rumore. E comunque la sua cortesia e la sua dolcezza mi fanno dimenticare tutto, anche le ore di
sonno perse". A fine agosto, la prima intervista italiana del giocatore, che dichiara: "Grazie a Dio sono stati
tutti gentili con me. Spero di poter ricambiare fiducia e affetto con una bella stagione. In Iran mi
considerano un giocatore forte ma da quando sono qui la mia fama è aumentata. Se Dio vuole, cercherò
di migliorare anche per aiutare la mia Nazionale. E magari aprire la strada ad altri giocatori iraniani. Dovrò
lavorare molto, perché mi sono già accorto da queste prime amichevoli che il vostro livello è molto
superiore. Ma sono fiducioso". E poi la fede: "Sono molto religioso, anzi religioso al 100 per cento: non
bevo alcol, non mangio la carne di maiale, e faccio tutto quello che prevede l'Islam, compreso il Ramadan.
In quel periodo faccio il digiuno". Certo, mettersi a stecchetta con tutte le leccornie che propone la cucina
italiana… "Se continua così prenderò almeno quattro chili - confessa infatti Alì -. Ho scoperto le gioie della
gastronomia locale".
Intanto inizia il campionato e Samereh, che nel frattempo ha trovato casa nel quartiere residenziale di
Madonna Alta (a pochi passi dall'amico Hashemian), inizia da titolare a San Siro contro l'Inter, il 26 agosto.
L'iraniano spreca però la preziosa occasione, giocando una gara anonima e costringendo Cosmi alla
sostituzione con Bucchi, al 19' del secondo tempo. Poco dopo, il ragazzo si imbarca per l'Iran, per
disputare alcune amichevoli, e si rivede in campo solo il 23 settembre; pochi e fumosi spiccioli di partita
contro l'Udinese, che peraltro si impone al 'Curi' per 2-1. Tra panchina, tribuna, e altri impegni con la
Nazionale (ben tre gare ufficiali nel mese di ottobre), di Alì si perdono le tracce. Ricompare magicamente
nei minuti finali del match contro il Bologna (16 dicembre), e paradossalmente sfodera la sua migliore
prestazione nella sconfitta per 5-0 contro la Lazio, sostituendo Gatti nel secondo tempo. Il Perugia intanto
naviga dei bassifondi della classifica, e non potrebbe essere altrimenti per una squadra che in quella
stagione vanta un tasso di meteore decisamente superiore rispetto al consentito. Per di più, nel mercato di
gennaio Hashemian ha portato in Umbria altri due "tappeti": Rahman Rezaei (non scarsissimo, a dire il
vero) e il carneade Mehdi Nassab Hashemi, dato per disperso subito dopo l'acquisto. Ma la compagnia non
giova ad Alì, che frequenta costantemente la panchina e compare nel tabellino solo per cinque minuti
contro il Torino (a febbraio) e per venti minuti contro il Brescia (a marzo). A fine stagione, manco a dirlo,
l'attaccante fa le valige e torna all'Esteghlal FC; il Perugia, contrariamente agli intenti palesati a inizio
campionato, non ne riscatta il cartellino. Quel che sorprende è l'assoluto silenzio che circonda il ritorno in
patria di Samereh: nessun giornale ne annuncia la partenza, nessun tifoso ne piange l'addio. Tanto clamore
all'inizio, tanto mutismo alla fine. E' il calcio italiano, baby.
Tornato in Iran nell'estate del 2002, Alì ritrova subito la via del gol, anche se il rapporto con la Nazionale si
è interrotto a causa della pessima stagione trascorsa in Italia. L'attaccante viene convocato nuovamente
soltanto nel gennaio 2007, per un torneo amichevole negli Emirati Arabi; del resto è proprio lì che Samereh
gioca, con la maglia dell'Al Shaab, dal 2005. Nel febbraio 2008 arriva anche il ritorno in una competizione
ufficiale: è titolare nel match contro la Siria (0-0 il risultato finale). E anche se i gol, in Nazionale, continuano
a latitare, ora il popolo iraniano torna a sperare in lui per l'avventura di Sudafrica 2010: per allora
Samereh - che milita tuttora con successo nell'Al Shaab - avrà 33 anni, e dunque sarà per lui davvero
l'ultima occasione. Purché nel frattempo non vadano in giro altre sue videocassette: oh, neanche quelle del
film The Ring hanno causato tanti guai!
08.06.2008 00.01 di Germano D'Ambrosio articolo letto 18909 volte
Vedetela pure come una provocazione: in questi giorni in cui si parla così tanto di Iran, ho voluto
raccontare proprio la rocambolesca storia di Alì Semereh, attaccante iraniano piovuto a Perugia qualche
anno fa grazie all'intermediazione di un commerciante di tappeti (davvero!). Del resto con i Gaucci si va
sempre sul sicuro: con loro in società, a Perugia, è stato un perenne… 10 agosto!
Alì Samereh, ultimo di sette fratelli, nasce il 23 novembre 1977 a Rafsanjan, cittadina del sud-ovest iraniano,
nota ai più per la produzione di pistacchi e di tappeti pregiati. La sua è una famiglia di agricoltori; il giovane
Alì inizia a tirare i primi calci al pallone per strada, imitando i suoi fratelli più grandi, e a 15 anni si iscrive alla
scuola calcio del Kerman Province FC. Nel 1999, convintosi ormai di avere tutte le carte in regola per
diventare un calciatore professionista, si trasferisce a Shiraz, e firma un contratto con il FC Fajr Sepasi,
squadra che - con il nome di Moghavemat Fars - disputa tuttora la prima divisione iraniana. Samereh va a
segno 9 volte, attirando su di sé l'interesse dell'Esteghlal FC, il club più blasonato dell'Iran, che ha sede a
Teheran. Arriva la vera e propria consacrazione. Alì delizia il pubblico dell'Azadi Stadium con giocate
sopraffine e gol a raffica, tanto che la Nazionale iraniana non può fare a meno di convocarlo. Il debutto in
gara ufficiale - cui seguirà un fottìo di amichevoli - è datato 24 novembre 2000, nel match di qualificazione
ai Mondiali 2002, contro le modestissime Isole Guam: qui Samereh gioca gli ultimi tre minuti di partita
(quando ormai il risultato dice 19-0 per la compagine persiana!), supportando i più noti Ali Daei e Ali
Karimi. Con l'Esteghal, intanto, è apoteosi: al termine della stagione, l'attaccante potrà vantare addirittura
19 gol messi a segno in 18 partite. Il Paese conta ormai (anche) sui suoi gol per ottenere la terza
qualificazione al Mondiale nella sua storia. E le videocassette con le sue reti fanno il giro dell'Iran. Una di
queste, casualmente, finisce nelle mani di un certo Seyed Mehdi Hashemian, di professione architetto, che
frequenta l'Iran per lavoro, anche se ormai risiede stabilmente da circa trent'anni in Italia, dove ha
sviluppato - a Treviso e Perugia - un'intensa attività di importazione di tappeti persiani dalla sua terra
d'origine. In Umbria, Hashemian ha tanti amici: tra questi c'è Gianluca Dominici, prestigioso avvocato della
Perugia bene, grande appassionato di calcio internazionale e amico della famiglia Gaucci. "Un giorno -
racconterà Dominici - ho chiesto ad Hascemian di portarmi qualche videocassetta di partite del campionato
iraniano e quando ho notato Samereh, ho telefonato subito ad Alessandro (Gaucci, allora amministratore
delegato del Perugia, ndr). E' piaciuto anche a lui e siamo andati in Austria, nel ritiro della nazionale
iraniana, che doveva preparare il girone finale di qualificazione al Mondiale 2002". Così, sentito anche il
parere positivo del ct Miroslav Blazevic, la società umbra decide di portare il giocatore in Italia, affidando
l'intermediazione con l'Esteghlal al procuratore Yahyaee Said, lo stesso che aveva portato Vryzas dal PAOK
Salonicco. E' l'estate del 2001: dopo una brevissima trattativa, Ali Samereh si trasferisce ufficialmente al
Perugia, in prestito per un anno. Gli umbri pagano circa 500 milioni di lire, fissando il prezzo dell'eventuale
riscatto a 3 miliardi e mezzo. L'intento è semplice, e per i Gaucci non è una novità: pescare all'estero a costo
quasi zero per poi rivendere, dopo qualche anno, magari a un prezzo decuplicato (vedi il caso Nakata). E
se l'anno precedente Ahn Jung-Hwan era stato il primo giocatore coreano a sbarcare in Italia, nel 2001
Perugia si conferma la capitale dei primati calcistici: nessun iraniano, prima di allora, aveva messo piede in
serie A. Non se ne sentiva, comunque, la mancanza.
Ai primi di agosto, Ali Samereh si aggrega al ritiro estivo del Perugia presso Deutschlandberg, in Austria.
Giornalisti e tifosi, ovviamente, vanno in sollucchero: questo vero e proprio oggetto misterioso, che in
patria si è guadagnato il soprannome di "mister gol" e che addirittura in molti paragonano a Filippo
Inzaghi, incuriosisce non poco. Mister Serse Cosmi accontenta subito tutti, schierando in campo l'iraniano
appena ventiquattr'ore dopo il suo arrivo. Il 4 agosto, a Wolfsberg, Samereh gioca tutto il secondo tempo
dell'amichevole contro l'Udinese, trafiggendo De Sanctis con un gol frutto di opportunismo e potenza. Sei
giorni dopo, a San Benedetto del Tronto contro la compagine locale, il bomber d'oriente fa anche di
meglio, e tutto nei primi 15 minuti: prima uno stop di tacco, con destro preciso in fondo al sacco (1-0), poi
una meravigliosa rovesciata con palla che si infila all'incrocio dei pali (2-0). Cosmi racconta: "Ho avuto un
sussulto e ho esclamato: E questo chi è?". La stessa domanda se la pongono appassionati di calcio e media
nazionali, che si catapultano sul personaggio del mese. Il tecnico di Ponte San Giovanni, riacquistata la
memoria, spiega: "Non pensavo che fosse così bravo. E' un attaccante completo, sa fare tutto. E'
disciplinato tatticamente, se continuerà su questi livelli si costruirà un grande avvenire". E ammette: "Sì,
nelle vicinanze della porta Samereh si trasforma in predatore. In quei momenti assomiglia ad Inzaghi". Alì,
soprattutto, è un ragazzo umile, quasi timido. Nel viaggio di ritorno in pullman tra Perugia e San Benedetto
le curve gli provocano qualche disagio, ma lui fa finta di niente e non si lamenta. Un dirigente attento si
accorge del suo malessere, ordina all'autista di fermarsi e solo a quel punto il ragazzo confessa: "Soffro gli
autobus". Un bravo ragazzo, tutto casa e moschea. A fine agosto, approfittando di un breve ritorno in
Iran per un impegno con la Nazionale (2-0 contro l'Arabia Saudita), sposa la sua fidanzata storica, in modo
da poterla portare con sé in Italia. Alessandro Gaucci lo porta su un palmo di mano, e non dubita neanche
sulle sue potenzialità comunicative: "Notammo subito l'intelligenza, la forza fisica, l'opportunismo e le qualità
tecniche di Alì. Ci sono tutte le condizioni perché possa sfondare nel nostro campionato. Sono convinto
che abbiamo fatto una buona scelta. Inoltre, secondo me, in 15 giorni parlerà già un italiano soddisfacente.
Dopo l'amichevole con l'Athletic Bilbao (disputata dagli umbri a metà agosto, ndr) è venuto da me e mi ha
detto: Scusa per partita di ieri, io giocato male". Con il passare dei giorni l'ambientamento procede sempre
meglio: molto forte è il rapporto d'amicizia che lo lega a Fabio Liverani e a Zé Maria, mentre il suo
compagno di stanza in ritiro, Marco Di Loreto, racconta: "Lui non dorme sul letto, ma per terra. Mette sul
pavimento le coperte e ci si sdraia sopra. E legge molto, libri in arabo naturalmente, che forse trattano della
sua religione". Il povero Di Loreto, però, ci rimette il sonno: "L' altra notte mi sono svegliato e l'ho visto
inginocchiato: erano le 6 del mattino. Io ho il sonno leggero e mi sveglio facilmente, anche se lui non fa
molto rumore. E comunque la sua cortesia e la sua dolcezza mi fanno dimenticare tutto, anche le ore di
sonno perse". A fine agosto, la prima intervista italiana del giocatore, che dichiara: "Grazie a Dio sono stati
tutti gentili con me. Spero di poter ricambiare fiducia e affetto con una bella stagione. In Iran mi
considerano un giocatore forte ma da quando sono qui la mia fama è aumentata. Se Dio vuole, cercherò
di migliorare anche per aiutare la mia Nazionale. E magari aprire la strada ad altri giocatori iraniani. Dovrò
lavorare molto, perché mi sono già accorto da queste prime amichevoli che il vostro livello è molto
superiore. Ma sono fiducioso". E poi la fede: "Sono molto religioso, anzi religioso al 100 per cento: non
bevo alcol, non mangio la carne di maiale, e faccio tutto quello che prevede l'Islam, compreso il Ramadan.
In quel periodo faccio il digiuno". Certo, mettersi a stecchetta con tutte le leccornie che propone la cucina
italiana… "Se continua così prenderò almeno quattro chili - confessa infatti Alì -. Ho scoperto le gioie della
gastronomia locale".
Intanto inizia il campionato e Samereh, che nel frattempo ha trovato casa nel quartiere residenziale di
Madonna Alta (a pochi passi dall'amico Hashemian), inizia da titolare a San Siro contro l'Inter, il 26 agosto.
L'iraniano spreca però la preziosa occasione, giocando una gara anonima e costringendo Cosmi alla
sostituzione con Bucchi, al 19' del secondo tempo. Poco dopo, il ragazzo si imbarca per l'Iran, per
disputare alcune amichevoli, e si rivede in campo solo il 23 settembre; pochi e fumosi spiccioli di partita
contro l'Udinese, che peraltro si impone al 'Curi' per 2-1. Tra panchina, tribuna, e altri impegni con la
Nazionale (ben tre gare ufficiali nel mese di ottobre), di Alì si perdono le tracce. Ricompare magicamente
nei minuti finali del match contro il Bologna (16 dicembre), e paradossalmente sfodera la sua migliore
prestazione nella sconfitta per 5-0 contro la Lazio, sostituendo Gatti nel secondo tempo. Il Perugia intanto
naviga dei bassifondi della classifica, e non potrebbe essere altrimenti per una squadra che in quella
stagione vanta un tasso di meteore decisamente superiore rispetto al consentito. Per di più, nel mercato di
gennaio Hashemian ha portato in Umbria altri due "tappeti": Rahman Rezaei (non scarsissimo, a dire il
vero) e il carneade Mehdi Nassab Hashemi, dato per disperso subito dopo l'acquisto. Ma la compagnia non
giova ad Alì, che frequenta costantemente la panchina e compare nel tabellino solo per cinque minuti
contro il Torino (a febbraio) e per venti minuti contro il Brescia (a marzo). A fine stagione, manco a dirlo,
l'attaccante fa le valige e torna all'Esteghlal FC; il Perugia, contrariamente agli intenti palesati a inizio
campionato, non ne riscatta il cartellino. Quel che sorprende è l'assoluto silenzio che circonda il ritorno in
patria di Samereh: nessun giornale ne annuncia la partenza, nessun tifoso ne piange l'addio. Tanto clamore
all'inizio, tanto mutismo alla fine. E' il calcio italiano, baby.
Tornato in Iran nell'estate del 2002, Alì ritrova subito la via del gol, anche se il rapporto con la Nazionale si
è interrotto a causa della pessima stagione trascorsa in Italia. L'attaccante viene convocato nuovamente
soltanto nel gennaio 2007, per un torneo amichevole negli Emirati Arabi; del resto è proprio lì che Samereh
gioca, con la maglia dell'Al Shaab, dal 2005. Nel febbraio 2008 arriva anche il ritorno in una competizione
ufficiale: è titolare nel match contro la Siria (0-0 il risultato finale). E anche se i gol, in Nazionale, continuano
a latitare, ora il popolo iraniano torna a sperare in lui per l'avventura di Sudafrica 2010: per allora
Samereh - che milita tuttora con successo nell'Al Shaab - avrà 33 anni, e dunque sarà per lui davvero
l'ultima occasione. Purché nel frattempo non vadano in giro altre sue videocassette: oh, neanche quelle del
film The Ring hanno causato tanti guai!
Msg: 2 del 29/08/2008 19:24
8 di 22
METEORE: WALTER DONDONI
Se dico Walter Dondoni, chi vi viene in mente? Vi starete certamente chiedendo chi sia, da dove siamo
riusciti a tirar fuori questo nome forte (come meteora s’intende!), come abbiam fatto a ricordare del suo
passaggio nel Salento… ottima memoria direte voi, o forse dedizione totale alla squadra giallorossa che ci
porta a venerare (e ricordare) tutti i paladini che ne hanno segnato le sorti negli ultimi anni (siamo giovani
quindi non possiamo andare troppo a ritroso nel tempo) , e per queste meteore è proprio il caso di dirlo.
No, sbagliate! Abbiamo molto più semplicemente sfogliato un vecchio almanacco e ci siamo imbattuti in
questo nome a tutti quasi sconosciuto. I potenti mezzi della stampa…Allora ci è toccato trovare informazioni
sulle sue gesta, e per la verità qualcosa si è tirato fuori.
Sappiamo che è arrivato alla corte di un Lecce appena retrocesso in C1 nell’estate del 1995, per sostituire
un big molto amato dai tifosi salentini: tal Rosario Biondo. Compito arduo, ma quel trentenne (nato a
Milano nel 1965) di grande esperienza nella categoria aveva le carte in regola per riuscirci…un tempo, non
più nel 95/96. Ai più parve infatti "passato di cottura", ormai avviato verso il declino. Mister Ventura ne
rimase tanto impressionato da schierarlo solo 21 volte in campionato alternandolo con un altro campioncino
di quegli anni: il giovane Matteo Centurioni (che siamo tentati di ospitare in questa rubrica nonostante la
sua esperienza leccese sia durata ben due anni. Troppi quindi, ma quando uno merita, merita…). Il
prestante Walter iniziò la sua carriera di terzino destro nelle giovanili dell’Inter ed esordì in prima squadra
nel torneo 83/84 giocando la sua unica partita in serie A. Poi alcuni tornei in B (Padova, Parma, Perugia) e
tanta C (oltre 250 presenze, non per niente ne era un esperto) con tre campionati giocati a Casarano.
Giocatore prestante, dicevamo, forte fisicamente ma poco avvezzo alle brutte maniere quando si trattava di
contrastare un avversario…forse perché difficilmente gli riusciva di star loro dietro? Il suo passo pacato e
cadenzato, infatti, rappresentava l’arma in più dei nostri avversari di quella stagione. Tant’è che
casualmente tutte le compagini che militavano nel girone B della C1 parevano sempre poter contare su un
centrocampista di fascia sinistra estremamente rapido, fulmineo direi. Allora veniva facile chiedersi: "Ci sarà
un’inflazione di tornanti di sinistra fortissimi o una flessione del nostro terzino destro?". Mah!?! Chi poteva o
può sapere…certo non noi che lo avevamo dimenticato.
Ma basta parlarne male, e guardiamo meglio al suo dopo-Lecce: nulla di certo! Se non che andò a giocare
nell’Ascoli alla ricerca della sua terza personale promozione in B (93/94 col Perugia e come noto 95/96 col
Lecce), ma non vi riuscì. Dopo di che il vuoto, del buon Walter poche notizie, o meglio nessuna. Credo
abbia portato a termine il suo cammino lungo il viale del tramonto.
Se dico Walter Dondoni, chi vi viene in mente? Vi starete certamente chiedendo chi sia, da dove siamo
riusciti a tirar fuori questo nome forte (come meteora s’intende!), come abbiam fatto a ricordare del suo
passaggio nel Salento… ottima memoria direte voi, o forse dedizione totale alla squadra giallorossa che ci
porta a venerare (e ricordare) tutti i paladini che ne hanno segnato le sorti negli ultimi anni (siamo giovani
quindi non possiamo andare troppo a ritroso nel tempo) , e per queste meteore è proprio il caso di dirlo.
No, sbagliate! Abbiamo molto più semplicemente sfogliato un vecchio almanacco e ci siamo imbattuti in
questo nome a tutti quasi sconosciuto. I potenti mezzi della stampa…Allora ci è toccato trovare informazioni
sulle sue gesta, e per la verità qualcosa si è tirato fuori.
Sappiamo che è arrivato alla corte di un Lecce appena retrocesso in C1 nell’estate del 1995, per sostituire
un big molto amato dai tifosi salentini: tal Rosario Biondo. Compito arduo, ma quel trentenne (nato a
Milano nel 1965) di grande esperienza nella categoria aveva le carte in regola per riuscirci…un tempo, non
più nel 95/96. Ai più parve infatti "passato di cottura", ormai avviato verso il declino. Mister Ventura ne
rimase tanto impressionato da schierarlo solo 21 volte in campionato alternandolo con un altro campioncino
di quegli anni: il giovane Matteo Centurioni (che siamo tentati di ospitare in questa rubrica nonostante la
sua esperienza leccese sia durata ben due anni. Troppi quindi, ma quando uno merita, merita…). Il
prestante Walter iniziò la sua carriera di terzino destro nelle giovanili dell’Inter ed esordì in prima squadra
nel torneo 83/84 giocando la sua unica partita in serie A. Poi alcuni tornei in B (Padova, Parma, Perugia) e
tanta C (oltre 250 presenze, non per niente ne era un esperto) con tre campionati giocati a Casarano.
Giocatore prestante, dicevamo, forte fisicamente ma poco avvezzo alle brutte maniere quando si trattava di
contrastare un avversario…forse perché difficilmente gli riusciva di star loro dietro? Il suo passo pacato e
cadenzato, infatti, rappresentava l’arma in più dei nostri avversari di quella stagione. Tant’è che
casualmente tutte le compagini che militavano nel girone B della C1 parevano sempre poter contare su un
centrocampista di fascia sinistra estremamente rapido, fulmineo direi. Allora veniva facile chiedersi: "Ci sarà
un’inflazione di tornanti di sinistra fortissimi o una flessione del nostro terzino destro?". Mah!?! Chi poteva o
può sapere…certo non noi che lo avevamo dimenticato.
Ma basta parlarne male, e guardiamo meglio al suo dopo-Lecce: nulla di certo! Se non che andò a giocare
nell’Ascoli alla ricerca della sua terza personale promozione in B (93/94 col Perugia e come noto 95/96 col
Lecce), ma non vi riuscì. Dopo di che il vuoto, del buon Walter poche notizie, o meglio nessuna. Credo
abbia portato a termine il suo cammino lungo il viale del tramonto.
Msg: 1 del 29/08/2008 19:06
7 di 22
Sanchez, piu' forte di Raul
Non sentitevi defraudati se torniamo alla vecchia formula della singola meteora, perché vi possiamo
garantire che quella di oggi ne vale almeno tre, per dirla con Adriano Celentano. Un fenomeno da gustare
a ritmo di flamenco e sorseggiando una sangria: Alejandro Sanchez Fernandez, per gli amici
semplicemente “Alex”, madrileno purosangue dal nome altezzoso che potrebbe ben figurare accanto a
Zorro ed al sergente Garcia in un Messico “old Style”. Erano i tempi della gestione Gaucci, quelli dove i
calciatori si acquistavano dietro il consiglio di un venditore di tappeti (Alì Samereh), oppure equivocando
su un giocatore per un altro dal cognome simile (Ma Ming Yu) o direttamente navigando su internet
(Kaviedes) o correndo dietro le gonne di un nazionale tedesco come Birgit Prinz. Il Perugia quella volta
fece sul serio, riuscendo a soffiare all’Atletico Madrid il più grande realizzatore nella storia delle giovanili dei
colchoneros. Sanchez Fernandez aveva superato niente meno che Raul che, come noto, aveva militato
anche nella “cantera” dell’altra sponda di Madrid. Nonostante le proteste reiterate del club iberico, Sanchez
arrivò a Perugia all’inizio del 2004, con la squadra umbra in piena lotta per non retrocedere. C’era grande
curiosità intorno a questo attaccante del 1987 che aveva polverizzato ogni record di realizzazioni in Spagna
compreso quello di Portillo. Cosmi lo accolse con una certa diffidenza, volendo testare di persona le qualità
del ragazzo che appena giunto in Umbria pretese di venire aggregato da subito alla prima squadra.
Alejandro riteneva di essere in grado di segnare i goal decisivi per la serie A e sentiva su di sé una specie di
ruolo messianico per l’ascesa dei grifoni: una sua permanenza nella primavera era dunque inutile. Sentiamo
cosa ha da dire a riguardo Michele Boldrini, suo ex compagno di squadra che l’anno seguente esordì nel
torneo cadetto: “Non ricordo tutto questo clamore su di lui, era un buon giocatore, un giovane attaccante
che però è rimasto poco, è andato via prima che la società fallisse”. Sanchez non ebbe mai modo di
esordire con i grandi, possibilità invece concessa al coetaneo e pari ruolo Stefano Del Sante: un
ragionamento logico vorrebbe che Del Sante fosse più forte del collega spagnolo e, ragionando per
estremi, più bravo anche di Raùl, ma Boldrini non si vuole esprimere ed usa più diplomazia che se fosse il
ministro degli esteri in carica: “Sono state scelte del mister, probabilmente erano giocatori diversi”. Forse
perché leggenda vuole che Sanchez abbia litigato con l’allenatore, ma tutto ciò appartiene all’alone di
mistero che circonda le meteore e il loro cammino accidentato lungo i sentieri calcistici. Boldrini vive la sua
esperienza sportiva ben lontano dalle luci della ribalta che accecarono Alejandro: “La mia stagione vede un
po’ di alti e bassi, per renderla pienamente positiva occorre raggiungere la salvezza con la Pistoiese” e si
stupisce quando gli riferiamo che Alex probabilmente ha smesso di giocare o nella migliore delle ipotesi
milita in qualche formazione dilettantistica spagnola. L’inarrestabile attaccante è stato segnalato prima nelle
fila del Moscardò, poi in quelle del Toledo e del Coslada, per finire nel non meglio identificato Alcorcòn B,
filiale alle porte di Madrid che disputa un improbabile torneo regionale, mentre Boldrini e Del Sante
proseguono la loro buona carriera a Pistoia e Varese. Come dire: ad essere fenomeni troppo presto, ci si
brucia. Se poi il talento è immaginario quanto i malanni di Moliere, non ti resta che venire risucchiato in un
buco nero, anche se Alex addebita la sua mancata esplosione ad un infortunio al ginocchio che lo ha fatto
rimanere fermo otto mesi. Vogliamo concludere con un sorriso amaro? L’Alcorcòn B non è altro che la
formazione giovanile dell’Alcorcòn, modesto club che vivacchia nella “Segunda Divisiòn” spagnola. Tre
anni fa Alejandro scansò la prospettiva di giocare nella Primavera di una formazione di serie A perché si
reputava troppo bravo. Adesso Alejandro fa parte della selezione giovanile di una squadra di seconda
divisione. Un bel progresso, non vi pare?
Non sentitevi defraudati se torniamo alla vecchia formula della singola meteora, perché vi possiamo
garantire che quella di oggi ne vale almeno tre, per dirla con Adriano Celentano. Un fenomeno da gustare
a ritmo di flamenco e sorseggiando una sangria: Alejandro Sanchez Fernandez, per gli amici
semplicemente “Alex”, madrileno purosangue dal nome altezzoso che potrebbe ben figurare accanto a
Zorro ed al sergente Garcia in un Messico “old Style”. Erano i tempi della gestione Gaucci, quelli dove i
calciatori si acquistavano dietro il consiglio di un venditore di tappeti (Alì Samereh), oppure equivocando
su un giocatore per un altro dal cognome simile (Ma Ming Yu) o direttamente navigando su internet
(Kaviedes) o correndo dietro le gonne di un nazionale tedesco come Birgit Prinz. Il Perugia quella volta
fece sul serio, riuscendo a soffiare all’Atletico Madrid il più grande realizzatore nella storia delle giovanili dei
colchoneros. Sanchez Fernandez aveva superato niente meno che Raul che, come noto, aveva militato
anche nella “cantera” dell’altra sponda di Madrid. Nonostante le proteste reiterate del club iberico, Sanchez
arrivò a Perugia all’inizio del 2004, con la squadra umbra in piena lotta per non retrocedere. C’era grande
curiosità intorno a questo attaccante del 1987 che aveva polverizzato ogni record di realizzazioni in Spagna
compreso quello di Portillo. Cosmi lo accolse con una certa diffidenza, volendo testare di persona le qualità
del ragazzo che appena giunto in Umbria pretese di venire aggregato da subito alla prima squadra.
Alejandro riteneva di essere in grado di segnare i goal decisivi per la serie A e sentiva su di sé una specie di
ruolo messianico per l’ascesa dei grifoni: una sua permanenza nella primavera era dunque inutile. Sentiamo
cosa ha da dire a riguardo Michele Boldrini, suo ex compagno di squadra che l’anno seguente esordì nel
torneo cadetto: “Non ricordo tutto questo clamore su di lui, era un buon giocatore, un giovane attaccante
che però è rimasto poco, è andato via prima che la società fallisse”. Sanchez non ebbe mai modo di
esordire con i grandi, possibilità invece concessa al coetaneo e pari ruolo Stefano Del Sante: un
ragionamento logico vorrebbe che Del Sante fosse più forte del collega spagnolo e, ragionando per
estremi, più bravo anche di Raùl, ma Boldrini non si vuole esprimere ed usa più diplomazia che se fosse il
ministro degli esteri in carica: “Sono state scelte del mister, probabilmente erano giocatori diversi”. Forse
perché leggenda vuole che Sanchez abbia litigato con l’allenatore, ma tutto ciò appartiene all’alone di
mistero che circonda le meteore e il loro cammino accidentato lungo i sentieri calcistici. Boldrini vive la sua
esperienza sportiva ben lontano dalle luci della ribalta che accecarono Alejandro: “La mia stagione vede un
po’ di alti e bassi, per renderla pienamente positiva occorre raggiungere la salvezza con la Pistoiese” e si
stupisce quando gli riferiamo che Alex probabilmente ha smesso di giocare o nella migliore delle ipotesi
milita in qualche formazione dilettantistica spagnola. L’inarrestabile attaccante è stato segnalato prima nelle
fila del Moscardò, poi in quelle del Toledo e del Coslada, per finire nel non meglio identificato Alcorcòn B,
filiale alle porte di Madrid che disputa un improbabile torneo regionale, mentre Boldrini e Del Sante
proseguono la loro buona carriera a Pistoia e Varese. Come dire: ad essere fenomeni troppo presto, ci si
brucia. Se poi il talento è immaginario quanto i malanni di Moliere, non ti resta che venire risucchiato in un
buco nero, anche se Alex addebita la sua mancata esplosione ad un infortunio al ginocchio che lo ha fatto
rimanere fermo otto mesi. Vogliamo concludere con un sorriso amaro? L’Alcorcòn B non è altro che la
formazione giovanile dell’Alcorcòn, modesto club che vivacchia nella “Segunda Divisiòn” spagnola. Tre
anni fa Alejandro scansò la prospettiva di giocare nella Primavera di una formazione di serie A perché si
reputava troppo bravo. Adesso Alejandro fa parte della selezione giovanile di una squadra di seconda
divisione. Un bel progresso, non vi pare?
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