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Msg: 5 del 31/08/2008 17:10
1 di 1
Veniamo ora ai divertimenti del perugino. Il tempi preistorici lo sport nazionale era considerato la boccia o in evoluzione il gioco del ruzzolone, ma il perugino antico non disnegnava altri giochi tipici, tipo l”occhio al peso” e la “morra”, non era difficile imbattersi in gruppi di antichi perugini che nei giorni festivi si adunavano e intramezzavano bicchieri di vino a questi giochi. Con il passare del tempo, in epoca più vicina ai giorni d’oggi, anche il perugino, nonostante sia restio alle novità, si è adeguato ad altri tipi di divertimento. Negli anni ’70 scoppia il boom del ballo. “Dua gimo?” “Gimo a ballà” , con queste frasi si apriva il sabato sera dei perugini. I giovani dell’epoca si radunavano in locali che generalmente erano fuori dalla città, famosi negli anni rimarranno “ il Billo”, il“Quasar”e il “Kiko 78”, discoteche che videro nascere tanti amori e, nelle zone della trinità, anche qualche freghino. Il perugino degli anni 80 oltre frequentare le classiche discoteche della città aumentò anche le zone di caccia. Fu in questo periodo che iniziò, forse per la prima volta, a vivere il suo centro storico. Fino a quel punto utilizzato per andare a fare qualche certificato in comune e per andare a far spesa al mercato, il centro storico iniziò ad essere anche punto di ritrovo del perugino, incentivato sicuramente dalle criticatissime (tanto per non smentirsi) scale mobili ma soprattutto per un altro motivo: l’università degli stranieri, o meglio, delle straniere. Lo si vedeva percorrere le strade del centro con la sua Ritmo, generalmente in jeans attillati che facevano da sfondo a stivali lunghi a punta e con camicia hawaiana, a fiori e multicolori. In fase di corteggiamento era tipico il suo modo di fare, commentando con altri amici le varie prede che capitavano a tiro si andava dal “maglial che fica” o mestamente al “quista nnè bona mano bel brodo”. Fermo comunque al suo modo di fare, forse un po’ brusco ma tremendamente coerente,come per il cibo,che del maiale non butta niente,anche per quel che riguardava le prede non scartava nulla perché “quille che se scartono ale 10 de sera se posson arfà bone ale 3 de matina”. Si radunava nel bar del paese e in ogni gruppo, generalmente, c’era sempre quello che la sera prima aveva conosciuto la svedese,l’inglese o la giapponese. Di regola partivano in tre o quattro con la Ritmo, a volte succedeva di incontrare la famosa svedese, solitamente non era mai quella “ quiste en tutt’alte e bionde”, raramente capitava che instaurassero qualche sembianza di dialogo,interrotto per seri problemi di lingua e di solito se ne tornava a casa rimpiangendo i tempi del Quasar. Negli anni ’90 anche, come nel resto d’Italia,anche il perugino allarga i suoi orizzonti. Fermo per decenni ai soliti quindici giorni di mare a Fano o Marotta iniziò a emigrare,nel periodo estivo,verso nuove mete. Orde di perugini,spinti dai racconti di amici,iniziarono ad affollare le spiagge (un paio di ore il giorno,se andava bene) e le discoteche della riviera romagnola. Favoleggiando di nuove prede, sempre accondiscendenti e carine, era consuetudine notare il perugino tra le vie di Viale Ceccarini. La sua presenza balzava subito all’occhio, lo sguardo sempre attento a nuove prede, per esperienza dei più grandi scartava le straniere e si soffermava sulle bolognesi e milanesi. Apparentemente calmo e taciturno, lo si riconosceva nelle ore serali, prediscoteca, quando era solito salutare i suoi simili con frasi del tipo “oh anc tu sé tuquì?”, in effetti il tam tam generale aveva fatto spostare tutti, nel mese di agosto era più facile incontrare un perugino a Riccione che in Corso Vannucci. A vacanza finita e perlopiù con magri risultati, forse un po’ deluso ma non per niente vinto il nostro perugino adottava l’ultima ma la più efficace delle tattiche : l’ultima spiaggia. Che non era quella dell’isola dei famosi ma quella del Trasimeno. Fino a settembre lo si vedeva imperversare da Passignano al Lido Santino, in vicinanza di qualche campeggio affollato da belghe e olandesi, ogni volta a chiedersi “come fonno quisti a nì n’vacanza ta stà troscia”, era padrone di se stesso, giocando in casa faceva valere la conoscenza di qualche località umbra e se tutto andava secondo i piani era tipico il tragitto lago-Assisi-Città della domenica. Nei giorni d’oggi il perugino sembra essere caduto in una forma di sonnolenza cronica. Difficile vederlo in giro, statisticamente parlando se si incontrano 100 persone in centro, solo 10 sono perugini, di questi 10, 2 sono nostalgici cronici ancora alla ricerca della famosa svedese, 3 li noti perché bestemmiando vagano da un ufficio comunale all’altro e 5 perché non avendo niente da fare fanno una vasca ma avendo sbagliato l’orario di accesso in centro verranno sistematicamente multati. Il giovane perugino preferisce stare a casa, rinocoglionirsi con internet (scrivere qualche cazzata sul muro del Grifo…) , passare le serate in compagnia della playstation. Generalmente lo si nota il fine settimana, una capatina in centro, a fare il fashion, prendere un’aperitivo in qualche locale in dell’acropoli e poi tornare nella sua amata periferia. E’ consigliabile chiedere al perugino quello che farà il sabato sera e non chiedergli cos’ha fatto in quanto reduce dalla serata è facile che non si ricordi nemmeno com’ha fatto a tornare a casa. Sembra comunque che ci sia la panacea a tutti i mali, l’amatissimo sindaco ha in serbo una sorpresa per tutta la città : il minimetro’. Sembra si tratti di un’avveneristico mezzo di trasporto che consente a tutta la cittadinanza di muoversi in tempi rapidi da un punto all’altro della città, alcuni parlano che rasenti il teletrasporto, altri inizialmente l’avevano scambiato per un nuovo “giochin dì baracconi”. Staremo a vedere. E ce ne occuperemo nella prossima puntata del fantascientico mondo perugino. |
Msg: 4 del 21/12/2007 19:36
16 di 34
Comunque in vacanza la gente de le parti tue che 'ncontri è impressionante!
Però non penso che il perugino se stia a rincojonì co la Playstation (vabè che io so
de "fori" e n'potria parlà più de tanto!) ;-)
Però non penso che il perugino se stia a rincojonì co la Playstation (vabè che io so
de "fori" e n'potria parlà più de tanto!) ;-)
Msg: 3 del 20/12/2007 17:49

52 di 308
me piaceva più quel altro!!
Msg: 2 del 18/12/2007 20:01

22 di 51
meraviglioso veramente...eccome infatti il giovane perugino de 20 anni a scrive cazzate
sul mero del grifo
sul mero del grifo
Msg: 1 del 18/12/2007 11:40


85 di 221
Veniamo ora ai divertimenti del perugino.
Il tempi preistorici lo sport nazionale era considerato la boccia o in evoluzione il gioco del
ruzzolone, ma il perugino antico non disnegnava altri giochi tipici, tipo l”occhio al peso”
e la “morra”, non era difficile imbattersi in gruppi di antichi perugini che nei giorni festivi
si adunavano e intramezzavano bicchieri di vino a questi giochi.
Con il passare del tempo, in epoca più vicina ai giorni d’oggi, anche il perugino,
nonostante sia restio alle novità, si è adeguato ad altri tipi di divertimento.
Negli anni ’70 scoppia il boom del ballo.
“Dua gimo?” “Gimo a ballà” , con queste frasi si apriva il sabato sera dei perugini.
I giovani dell’epoca si radunavano in locali che generalmente erano fuori dalla città,
famosi negli anni rimarranno “ il Billo”, il“Quasar”e il “Kiko 78”, discoteche che videro
nascere tanti amori e, nelle zone della trinità, anche qualche freghino.
Il perugino degli anni 80 oltre frequentare le classiche discoteche della città aumentò
anche le zone di caccia.
Fu in questo periodo che iniziò, forse per la prima volta, a vivere il suo centro storico.
Fino a quel punto utilizzato per andare a fare qualche certificato in comune e per andare
a far spesa al mercato, il centro storico iniziò ad essere anche punto di ritrovo del
perugino, incentivato sicuramente dalle criticatissime (tanto per non smentirsi) scale
mobili ma soprattutto per un altro motivo: l’università degli stranieri, o meglio, delle
straniere.
Lo si vedeva percorrere le strade del centro con la sua Ritmo, generalmente in jeans
attillati che facevano da sfondo a stivali lunghi a punta e con camicia hawaiana, a fiori e
multicolori.
In fase di corteggiamento era tipico il suo modo di fare, commentando con altri amici le
varie prede che capitavano a tiro si andava dal “maglial che fica” o mestamente al “quista
nnè bona mano bel brodo”.
Fermo comunque al suo modo di fare, forse un po’ brusco ma tremendamente
coerente,come per il cibo,che del maiale non butta niente,anche per quel che riguardava
le prede non scartava nulla perché “quille che se scartono ale 10 de sera se posson arfà
bone ale 3 de matina”.
Si radunava nel bar del paese e in ogni gruppo, generalmente, c’era sempre quello che
la sera prima aveva conosciuto la svedese,l’inglese o la giapponese. Di regola partivano
in tre o quattro con la Ritmo, a volte succedeva di incontrare la famosa svedese,
solitamente non era mai quella “ quiste en tutt’alte e bionde”, raramente capitava che
instaurassero qualche sembianza di dialogo,interrotto per seri problemi di lingua e di
solito se ne tornava a casa rimpiangendo i tempi del Quasar.
Negli anni ’90 anche, come nel resto d’Italia,anche il perugino allarga i suoi orizzonti.
Fermo per decenni ai soliti quindici giorni di mare a Fano o Marotta iniziò a emigrare,nel
periodo estivo,verso nuove mete.
Orde di perugini,spinti dai racconti di amici,iniziarono ad affollare le spiagge (un paio di
ore il giorno,se andava bene) e le discoteche della riviera romagnola.
Favoleggiando di nuove prede, sempre accondiscendenti e carine, era consuetudine
notare il perugino tra le vie di Viale Ceccarini. La sua presenza balzava subito all’occhio,
lo sguardo sempre attento a nuove prede, per esperienza dei più grandi scartava le
straniere e si soffermava sulle bolognesi e milanesi.
Apparentemente calmo e taciturno, lo si riconosceva nelle ore serali, prediscoteca,
quando era solito salutare i suoi simili con frasi del tipo “oh anc tu sé tuquì?”, in effetti il
tam tam generale aveva fatto spostare tutti, nel mese di agosto era più facile incontrare
un perugino a Riccione che in Corso Vannucci.
A vacanza finita e perlopiù con magri risultati, forse un po’ deluso ma non per niente
vinto il nostro perugino adottava l’ultima ma la più efficace delle tattiche : l’ultima spiaggia.
Che non era quella dell’isola dei famosi ma quella del Trasimeno.
Fino a settembre lo si vedeva imperversare da Passignano al Lido Santino, in vicinanza di
qualche campeggio affollato da belghe e olandesi, ogni volta a chiedersi “come fonno
quisti a nì n’vacanza ta stà troscia”, era padrone di se stesso, giocando in casa faceva
valere la conoscenza di qualche località umbra e se tutto andava secondo i piani era
tipico il tragitto lago-Assisi-Città della domenica.
Nei giorni d’oggi il perugino sembra essere caduto in una forma di sonnolenza cronica.
Difficile vederlo in giro, statisticamente parlando se si incontrano 100 persone in centro,
solo 10 sono perugini, di questi 10, 2 sono nostalgici cronici ancora alla ricerca della
famosa svedese, 3 li noti perché bestemmiando vagano da un ufficio comunale all’altro e
5 perché non avendo niente da fare fanno una vasca ma avendo sbagliato l’orario di
accesso in centro verranno sistematicamente multati.
Il giovane perugino preferisce stare a casa, rinocoglionirsi con internet (scrivere qualche
cazzata sul muro del Grifo…) , passare le serate in compagnia della playstation.
Generalmente lo si nota il fine settimana, una capatina in centro, a fare il fashion,
prendere un’aperitivo in qualche locale in dell’acropoli e poi tornare nella sua amata
periferia. E’ consigliabile chiedere al perugino quello che farà il sabato sera e non
chiedergli cos’ha fatto in quanto reduce dalla serata è facile che non si ricordi nemmeno
com’ha fatto a tornare a casa.
Sembra comunque che ci sia la panacea a tutti i mali, l’amatissimo sindaco ha in serbo
una sorpresa per tutta la città : il minimetro’.
Sembra si tratti di un’avveneristico mezzo di trasporto che consente a tutta la cittadinanza
di muoversi in tempi rapidi da un punto all’altro della città, alcuni parlano che rasenti il
teletrasporto, altri inizialmente l’avevano scambiato per un nuovo “giochin dì baracconi”.
Staremo a vedere.
E ce ne occuperemo nella prossima puntata del fantascientico mondo perugino.
Il tempi preistorici lo sport nazionale era considerato la boccia o in evoluzione il gioco del
ruzzolone, ma il perugino antico non disnegnava altri giochi tipici, tipo l”occhio al peso”
e la “morra”, non era difficile imbattersi in gruppi di antichi perugini che nei giorni festivi
si adunavano e intramezzavano bicchieri di vino a questi giochi.
Con il passare del tempo, in epoca più vicina ai giorni d’oggi, anche il perugino,
nonostante sia restio alle novità, si è adeguato ad altri tipi di divertimento.
Negli anni ’70 scoppia il boom del ballo.
“Dua gimo?” “Gimo a ballà” , con queste frasi si apriva il sabato sera dei perugini.
I giovani dell’epoca si radunavano in locali che generalmente erano fuori dalla città,
famosi negli anni rimarranno “ il Billo”, il“Quasar”e il “Kiko 78”, discoteche che videro
nascere tanti amori e, nelle zone della trinità, anche qualche freghino.
Il perugino degli anni 80 oltre frequentare le classiche discoteche della città aumentò
anche le zone di caccia.
Fu in questo periodo che iniziò, forse per la prima volta, a vivere il suo centro storico.
Fino a quel punto utilizzato per andare a fare qualche certificato in comune e per andare
a far spesa al mercato, il centro storico iniziò ad essere anche punto di ritrovo del
perugino, incentivato sicuramente dalle criticatissime (tanto per non smentirsi) scale
mobili ma soprattutto per un altro motivo: l’università degli stranieri, o meglio, delle
straniere.
Lo si vedeva percorrere le strade del centro con la sua Ritmo, generalmente in jeans
attillati che facevano da sfondo a stivali lunghi a punta e con camicia hawaiana, a fiori e
multicolori.
In fase di corteggiamento era tipico il suo modo di fare, commentando con altri amici le
varie prede che capitavano a tiro si andava dal “maglial che fica” o mestamente al “quista
nnè bona mano bel brodo”.
Fermo comunque al suo modo di fare, forse un po’ brusco ma tremendamente
coerente,come per il cibo,che del maiale non butta niente,anche per quel che riguardava
le prede non scartava nulla perché “quille che se scartono ale 10 de sera se posson arfà
bone ale 3 de matina”.
Si radunava nel bar del paese e in ogni gruppo, generalmente, c’era sempre quello che
la sera prima aveva conosciuto la svedese,l’inglese o la giapponese. Di regola partivano
in tre o quattro con la Ritmo, a volte succedeva di incontrare la famosa svedese,
solitamente non era mai quella “ quiste en tutt’alte e bionde”, raramente capitava che
instaurassero qualche sembianza di dialogo,interrotto per seri problemi di lingua e di
solito se ne tornava a casa rimpiangendo i tempi del Quasar.
Negli anni ’90 anche, come nel resto d’Italia,anche il perugino allarga i suoi orizzonti.
Fermo per decenni ai soliti quindici giorni di mare a Fano o Marotta iniziò a emigrare,nel
periodo estivo,verso nuove mete.
Orde di perugini,spinti dai racconti di amici,iniziarono ad affollare le spiagge (un paio di
ore il giorno,se andava bene) e le discoteche della riviera romagnola.
Favoleggiando di nuove prede, sempre accondiscendenti e carine, era consuetudine
notare il perugino tra le vie di Viale Ceccarini. La sua presenza balzava subito all’occhio,
lo sguardo sempre attento a nuove prede, per esperienza dei più grandi scartava le
straniere e si soffermava sulle bolognesi e milanesi.
Apparentemente calmo e taciturno, lo si riconosceva nelle ore serali, prediscoteca,
quando era solito salutare i suoi simili con frasi del tipo “oh anc tu sé tuquì?”, in effetti il
tam tam generale aveva fatto spostare tutti, nel mese di agosto era più facile incontrare
un perugino a Riccione che in Corso Vannucci.
A vacanza finita e perlopiù con magri risultati, forse un po’ deluso ma non per niente
vinto il nostro perugino adottava l’ultima ma la più efficace delle tattiche : l’ultima spiaggia.
Che non era quella dell’isola dei famosi ma quella del Trasimeno.
Fino a settembre lo si vedeva imperversare da Passignano al Lido Santino, in vicinanza di
qualche campeggio affollato da belghe e olandesi, ogni volta a chiedersi “come fonno
quisti a nì n’vacanza ta stà troscia”, era padrone di se stesso, giocando in casa faceva
valere la conoscenza di qualche località umbra e se tutto andava secondo i piani era
tipico il tragitto lago-Assisi-Città della domenica.
Nei giorni d’oggi il perugino sembra essere caduto in una forma di sonnolenza cronica.
Difficile vederlo in giro, statisticamente parlando se si incontrano 100 persone in centro,
solo 10 sono perugini, di questi 10, 2 sono nostalgici cronici ancora alla ricerca della
famosa svedese, 3 li noti perché bestemmiando vagano da un ufficio comunale all’altro e
5 perché non avendo niente da fare fanno una vasca ma avendo sbagliato l’orario di
accesso in centro verranno sistematicamente multati.
Il giovane perugino preferisce stare a casa, rinocoglionirsi con internet (scrivere qualche
cazzata sul muro del Grifo…) , passare le serate in compagnia della playstation.
Generalmente lo si nota il fine settimana, una capatina in centro, a fare il fashion,
prendere un’aperitivo in qualche locale in dell’acropoli e poi tornare nella sua amata
periferia. E’ consigliabile chiedere al perugino quello che farà il sabato sera e non
chiedergli cos’ha fatto in quanto reduce dalla serata è facile che non si ricordi nemmeno
com’ha fatto a tornare a casa.
Sembra comunque che ci sia la panacea a tutti i mali, l’amatissimo sindaco ha in serbo
una sorpresa per tutta la città : il minimetro’.
Sembra si tratti di un’avveneristico mezzo di trasporto che consente a tutta la cittadinanza
di muoversi in tempi rapidi da un punto all’altro della città, alcuni parlano che rasenti il
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